Lettera Di Un Bambino Obeso Ai Genitori

Ciao mamma, ciao papà,
ora riesco a scrivere quello che penso e voglio parlarvi di una sofferenza che ho avuto sempre dentro.
Mi ritrovo oggi, adolescente, a sedermi a stento su una sedia che a malapena riesce a contenermi a causa della mia stazza.
Vi voglio porre una domanda, e vi prego, rispondetemi col cuore: perchè mi avete ridotto così?
Perché, voi che siete adulti e capite più cose di me, non avete evitato di farmi diventare così?
Da piccolo avevo sempre voglia di mangiare, crescevo più pesante del normale e ricordo il pediatra vi diceva di limitare il cibo, ma voi mese dopo mese, incuranti dei consigli del medico continuavate imperterriti a farmi mangiare continuamente.
Sì piangevo, è vero, e voi la prima cosa che pensavate era di calmarmi col primo alimento a disposizione: se stavamo in giro era una pizzetta, una zeppola, un gelato, un dolce.. qualsiasi cosa che insomma mi chiudesse la bocca e mi accontentasse. A casa, dove c’era tutto a disposizione, ad ogni occasione i miei lamenti finivano soddisfatti allo stesso modo, con il cibo.
Io non potevo capire fino a che punto il danno sarebbe ricaduto su di me.
Sarebbe stato più difficile comprendermi che chiudermi la bocca….
Ricordo con dolore che già all’asilo, entrando in classe, gli altri bambini erano sempre pronti a deridermi perchè ero grassottello e goffo, ero imbarazzato e pensavo di avere qualcosa che non andasse, il grembiule mi stava stretto, ero subito in affanno , anche in inverno sudavo e gli altri lo sentivano.
Non posso spiegarvi a parole quanto tutto ciò mi imbarazzasse e mi facesse sentire solo ed escluso dal gruppo di bambini che invece era sempre affiatato e faceva i giochi più divertenti.
Voi eravate presi dal lavoro, lo capisco, dovevate correre sempre, ma in classe c’era una bimba che mi piaceva, era simpatica, magra e alta, ma ovviamente non mi considerava affatto e non mi guardava, quando le passavo accanto, lei si spostava per paura che le pestassi un piedino col mio peso considerevole.
A stento e a fatica riesco a parlare dell’ora di educazione fisica, quando tutti giocavano col pallone, io provavo a correre dietro alla palla, ma il cuore mi stava in gola e non avevo fiato a sufficienza, così il maestro, tra preoccupazione e derisione (io la percepivo dappertutto, anche dove credo non ci fosse), mi metteva in porta, dove di movimenti ne facevo pochi, ma di gol ne prendevo tanti. Tutto era più veloce di me.
Mi rivedo quando piangevo in cucina perchè quello che avevo nel piatto non mi bastava mai e tu mamma eri sempre lì ad accontentarmi, adesso so che forse quello che realmente avrei voluto sarebbe stata una carezza, un abbraccio, scambiare con te qualche parola anche su quella bambina che tanto mi piaceva. Se stavamo in giro avrei voluto scendere dal passeggino e giocare, andare in bici come altri miei coetanei, ma tu uscivi per chiacchierare con un’amica o per fare una passeggiata ed era più semplice farmi stare buono con qualcosa da mangiare. Se qualcuno della famiglia faceva commenti sul mio peso un po’ si rideva e un po’ si diceva che poi al momento dello sviluppo sarei dimagrito, ma non è successo. Per me erano tutti duri colpi al cuore perché sapevo che non sarebbe stato così e ogni risatina corrispondeva a un peso in più sul mio cuore. Mi dispiace di non essere mai riuscito a dirvelo a voce, ma ero troppo piccolo per capire.
Papà, tu sei molto occupato, lavori tutto il giorno e sei preso da tanti impegni, il fine settimana il tuo unico svago è il calcio. Chissà che pensi di me che sono così grasso. Quando ti vedo tifare per la tua squadra e lodare un giocatore poco più grande di me, tu ed io sappiamo benissimo che io in quel campo di calcio non ci potrò mai andare e che tu non mi potrai mai lodare. Seppure avessi avuto delle doti calcistiche o sportive non potrei fare neppure il raccattapalle, rischierei di morire.
E siamo ad oggi.
Oggi sono un adolescente triste, solo, mi sento vuoto e deriso, non so uscire dalle mie abitudini alimentari, che ormai mi sono familiari e a cui sono abituato. Il cibo è il mio unico rifugio, l’unica cosa che mi dà piacere e soddisfazione. Se provo a stare attento a quello che mangio mi sembra di vedervi addirittura preoccupati perchè pensate che forse ho qualcosa che non va.
Perchè non riuscite a capire che questo corpo occupa troppo spazio? Mi crea disagio ovunque io vada ed è per questo che preferisco uscire poco. Fingo che non mi piaccia andare in discoteca, che le ragazze non mi interessino perchè so benissimo che a nessuna di loro potrei mai piacere davvero, fingo che vada tutto bene e a ogni dispiacere mi rifugio in un pacco di biscotti, in una pizza
davanti alla tv, dove guardo la vita degli altri e penso che siano tutti migliori di me, fingo….
Amore, egoismo, vita frenetica, superficialità, ignoranza non so dire quali siano le cause del mio stato, ma sono davanti a voi, a dirvi del mio profondo disagio.
Oggi sono obeso e forse cambierò, ma nel frattempo vivo la mia tristezza e la mia solitudine in questo corpo orrendo e nessuno di voi mi può capire. A tutte le lacrime che segretamente verso per il mio aspetto, avrei preferito un no a un dolce e un pianto in più da bambino.

SIATE RESPONSABILI! I FIGLI SONO IL NOSTRO FUTURO. AMATELI E ASCOLTATELI!